L’anno delle rinegoziazioni a tasso fisso sembra essere in corso nel settore dei mutui. La recente legge di Bilancio offre la possibilità di rinegoziare i mutui a tasso fisso, sostituendo l’indice Euribor con l’Eurirs al momento della nuova stipula. Questa opzione, sebbene esistesse già, ora è vincolante per le banche se il cliente soddisfa determinati requisiti: un importo totale del prestito inferiore a 200mila euro, un reddito Isee sotto i 35mila euro e nessun ritardo nei pagamenti.
Inoltre, la legge prevede la possibilità di allungare il piano di ammortamento fino a 5 anni, a condizione che la durata residua del mutuo non superi i 25 anni e che siano rispettati i suddetti parametri. Tuttavia, la sostituzione totale del mutuo comporta costi aggiuntivi per il mutuatario. Alcuni potrebbero considerare l’estinzione del debito se dispongono di liquidità.
Le analisi attuali mostrano che i tassi fissi stanno subendo un aumento, rendendo meno vantaggiosa la differenza con i tassi variabili. Ad esempio, un giovane under 36 potrebbe vedere un aumento mensile del 5% e un costo aggiuntivo di 7.700 euro in 20 anni su un mutuo prima casa con TAN al 1,15%. Un altro esempio riguarda un mutuo a tasso variabile stipulato nel 2019 con un importo residuo di 150mila euro da restituire in 22 anni, che comporterebbe una rata mensile di circa 800 euro suscettibile di aumenti.
In sintesi, le rinegoziazioni offrono opportunità interessanti per chi possiede determinati requisiti e desidera adattarsi ai cambiamenti del mercato dei mutui.